Graceling by CHASHORE Kristin

Graceling by CHASHORE Kristin

autore:CHASHORE Kristin
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788841856383
editore: Abyssinian
pubblicato: 2009-03-22T16:00:00+00:00


Capitolo Ventuno

Conversavano senza dire una sola parola: Po riusciva a sentire quando Katje voleva parlargli, e se lei voleva che il ragazzo sapesse qualcosa, il Dono di lui lo percepiva. Fare pratica poteva rivelarsi utile, e Katje si rese conto che più apriva la mente a Po, più capiva come estraniarsi da lui. Chiudergli la propria mente, però, era difficile e non le riusciva mai bene come avrebbe voluto, perché ogni volta che voleva celargli i suoi sentimenti doveva nasconderli anche a se stessa. Ma nonostante tutto era abbastanza soddisfatta dei propri progressi.

Scoprirono che per lui era più semplice comprendere i pensieri di quanto lo fosse per lei formularli. Inizialmente Katje cercò di pensare a intere frasi, parola per parola, come se stessero parlando.

Vuoi fermarti a riposare? Vado a cercare qualcosa da mangiare? Ho finito l'acqua. «È ovvio che ti capisco, se sei così precisa» le aveva detto lui «ma non c'è bisogno che ti sforzi così tanto. Riesco a percepire anche le immagini, e i sentimenti, o i pensieri, anche se non componi delle frasi.»

Anche quello le era sembrato diffìcile, sulle prime: Katje temeva di essere fraintesa e quindi cercava di raffigurare immagini assolutamente precise, come se fossero state parole. Immaginava un pesce arrostito sul fuoco, un torrente, le erbe e il Marveleno che doveva prendere a cena.

«Devi solo aprirmi la tua mente, Katje, e io vedrò cosa stai pensando, a prescindere dalla forma dei tuoi pensieri. Se vuoi che io sappia qualcosa, la saprò.»

Ma cosa voleva dire aprirgli la mente, o volere che lui sapesse qualcosa? Katje provò, più semplicemente, a trasferire le idee dalla sua testa a quella di Po, per poi lasciare che il ragazzo ne interpretasse il senso.

Funzionò: così, la giovane prese ad allenarsi di continuo, sia nella comunicazione che nella chiusura. E a poco a poco, la sua mente si aprì.

Una sera, mentre erano accanto al fuoco e si stavano proteggendo dalla pioggia sotto una tettoia costruita con dei rami, Katje chiese al ragazzo di vedere i suoi anelli. Lui le offrì le mani e lei contò i gioielli: sulla mano destra cerano sei anelli d'oro, di grandezze diverse; sulla sinistra ce n'era uno d'oro senza lavorazioni particolari, uno sottile con una linea grigia al centro, uno più grande e appesantito da una pietra bianca luminosa e appuntita (probabilmente la stessa che l'aveva graffiata quella sera all'armeria), e uno d'oro, simile al primo, ma completamente ricoperto d'incisioni che le ricordarono i tatuaggi che Po aveva sulle braccia. Era stato proprio quell'anello a farle pensare che forse ognuno di loro aveva un significato.

«Sì, certo» le aveva spiegato lui. «Ogni anello portato da un lienid vuol dire qualcosa. Questo con le incisioni viene donato al settimo figlio del re, ed è il simbolo del mio castello e della mia appartenenza alla famiglia reale. La mia eredità.»

Gli anelli e i tatuaggi dei tuoi fratelli sono diversi dai tuoi?

«Sì.»

Katje indicò il grande anello con la pietra bianca e frastagliata. Sembra l'anello di un re.

«Sì, questo indica mio padre,



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